lara vinca masini, l'ombra del mare
Maria Cristina Antonini ha sempre lavorato sull'astrazione pura, sull' analisi del colore, che rappresenta, per lei, il mezzo per organizzare lo spazio della sua pittura, che va dall'opera di grande dimensione al piccolissimo quadrato di cartoncino Arches, con brevi tratti di colore, che sembrano il tocco lieve di un dito, una sorta di impronta digitale che è anche l'impronta "visibile" di una sensibilità sottile, sempre sull'orlo di un crollo, ma anche, sempre, pronta a cogliere l'improvviso insorgere di una speranza nuova. Con questi piccoli dipinti Cristina realizza piccole serie, che significano alfabeti, calendari, ritratti… e che sono il suo modo di comunicare con gli altri, di esprimere amicizia, affetto, partecipazione, il suo modo di far sentire agli altri che è là, pronta ad ascoltare, ad aiutare, a partecipare.
I nuovi quadri, che Maria Cristina Antonini presenta in questa mostra, sembrano voler riprendere, con una sorta di colto e raffinato citazionismo, i modi di quella che, negli anni Sessanta, si definiva "pittura cromatica astratta", pittura "color field" (campo di colore), o anche "Post Painterly Abstraction" e "Monocrome Malarei", che si riportava, a sua volta, a Rothko, Louis, Newman, Reinhard, e proseguiva, poi, in quella che si poneva, negli anni Settanta, come "Pittura pittura", "Riflessione sulla pittura". I nomi erano quelli di Geiger, Girke, Leverett…Era questo il momento nel quale la pittura si dava come corrispettivo della Conceptual Art.